LA STRAGE DI PODHUM


12 LUGLIO 1942:   LA  STRAGE  DI  PODHUM

 

L’occupazione e la successiva annessione all’Italia dei Territori croati del Fiumano e della Kupa - tra cui Sussak, Buccari, Kostrena, Veglia e Arbe - avvenuta con la firma del Trattato di Roma tra Italia e il nuovo Regno indipendente di Croazia il 18 Maggio 1941, promossero da subito anche nel nostro Circondario la nascita dei nuclei partigiani di Tito.

Poiché gli attentati si susseguivano quotidianamente arrecando gravi perdite e danni al nostro esercito fu emanata in data 1 Marzo 1942 dall’Alto Comando dell’Esercito italiano la Circolare 3/C che autorizzava le rappresaglie nella proporzione di “una testa per un dente” con lo scopo di colpire più duramente i civili che davano supporto logistico ai partigiani.

E così ebbero inizio - anche con la collaborazione delle Camicie Nere fiumane - queste azioni di rappresaglia che venivano chiamate “spedizioni punitive”.

Contemporaneamnete venne introdotto lo studio della lingua italiana in tutte le scuole e molti insegnanti giunsero in zona dall’Italia a questo scopo.

A Podhum arrivarono due insegnanti di Reggio Emilia Giovanni e Francesca Renzi, marito e moglie, che a detta dei bambini maltrattavano  gli scolari perché si impegnavano malvolentieri nell’apprendimento della lingua italiana. Si diceva anche che il Maestro Renzi fosse malato di TBC e che nel rimproverare chi fosse recidivo nella disubbidienza e svogliatezza lo costringesse di aprire la bocca dove lui gli sputava. Vero? Non vero?

I partigiani li fecero sparire e ciò provocò la rappresaglia: 91 persone fucilate dai 16 ai 60 anni. Il villaggio fu bruciato, il bestiame confiscato e il resto della popolazione deportato nei vari Campi di concentramento tra cui Arbe.

Solo 10 km. separavano Fiume da Podhum, ma la notizia non si diffuse nella nostra città e rimase top secret per i soli addetti ai lavori, come pure quella sul campo di concentramento di Arbe. Arrivavano e giravano invece fotografie altrettanto crudeli dei nostri fantaccini oltraggiati dai partigiani di Tito che mostravano i cadaveri di soldati italiani con le stellette conficcate negli occhi, con i sassi depositati sul ventre sventrato o con i genitali in bocca. Belve umane dell’una e dell’altra parte che erano il prodotto orrendo della guerra e dell’odio.

Oggi a ricordare la memoria delle povere vittime c’è un Monumento che rappresenta un fiore con 91 petali formate da lastre di ottone.

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